Disturbi di personalità I disturbi di personalità non sono caratterizzati da specifici sintomi o sindromi, come ad esempio il disturbo ossessivo-compulsivo, la depressione o gli attacchi di panico, ma dalla presenza esasperata e rigida di alcune caratteristiche di personalità.
La
personalità (o carattere) è stata definita in molti modi, ma si può
dire che sia l'insieme delle caratteristiche, o tratti stabili, che
rappresentano il modo con il quale ciascuno di noi risponde,
interagisce, percepisce e pensa a ciò che gli accade. I tratti che la compongono rappresentano le caratteristiche del proprio stile di rapporto con gli altri: così esiste per esempio il tratto della dipendenza dagli altri, o della sospettosità, o della seduzione, oppure quello dell'amor proprio. Normalmente questi tratti devono essere abbastanza flessibili a seconda delle circostanze: così in alcuni momenti sarà utile essere più dipendenti o passivi del solito, mentre in altri sarà più funzionale essere seducenti. I disturbi della personalità sono caratterizzati dalla rigidità e dalla presentazione inflessibile di tali tratti, anche nelle situazioni meno opportune. Ad esempio, alcune persone tendono sempre a presentarsi in modo seducente indipendentemente dalla situazione nella quale si trovano, rendendo così difficile gestire la situazione; altre persone, invece, tendono ad essere sempre talmente dipendenti dagli altri che non riescono a prendere autonomamente decisioni proprie. Solitamente tali tratti diventano così consueti e stabili che le persone stesse non si rendono conto di mettere in atto comportamenti rigidi e inadeguati, da cui derivano le reazioni negative degli altri nei loro confronti, ma si sentono sempre le vittime della situazione e così facendo alimentano il proprio disturbo. Così, ad esempio, una persona che presenta un disturbo paranoide di personalità, non capisce che, con il suo comportamento sospettoso, non dà fiducia agli altri, e si "tira addosso" fregature e reazioni aggressive, confermandosi l'idea che non ci si può fidare di nessuno. I disturbi di personalità sono stati classificati, secondo la più diffusa classificazione psicopatologica, in tre categorie: i disturbi caratterizzati dal comportamento bizzarro, i disturbi caratterizzati da un’alta emotività e i disturbi caratterizzati da una forte ansietà. Disturbi caratterizzati dal comportamento bizzarro: Disturbo paranoide di personalità
Il
Disturbo Paranoide di Personalità si caratterizza per la
tendenza persistente e ingiustificata a interpretare le intenzioni e
le azioni degli altri come malvagie. Provano costantemente del risentimento, tendono a reagire eccessivamente anche per affronti minimi e sono pronti a contrattaccare quando credono di essere maltrattati. Una simile modalità di interazione non incoraggia gli altri ad essere gentili e generosi ma al contrario produce sfiducia e ostilità. Capita così che la natura aggressiva e sospettosa di un paziente paranoide possa suscitare negli altri il tipo di comportamento da lui stesso previsto e quindi confermare il suo approccio paranoide alla vita. Poiché la minaccia principale è rappresentata dagli altri, il paranoide è attento ad ogni segnale di pericolo o di falsità nell’interazione cercando continuamente il significato sottostante alle intenzioni degli individui. Il non essere fiducioso nei confronti degli altri si traduce in un’eccessiva necessità di essere autosufficienti e in un forte senso di autonomia. Gli individui con questo disturbo possono essere gelosi in modo patologico, spesso sospettano che il coniuge o il partner sessuale sia infedele senza una giustificazione adeguata. Possono raccogliere “prove” banali o circostanziate per supportare le loro convinzioni di gelosia. La terapia del disturbo paranoide di personalità è molto difficile, anche perché la sfiducia dei soggetti si estende anche nei confronti dei terapeuti; ritengono che questi possano avere intenzioni manipolative nei loro confronti o possano complottare con i familiari contro di loro. E’ molto difficile che accettino di portare avanti una terapia, ma, nel caso in cui ci riescano, hanno discrete possibilità di ottenere dei miglioramenti con un percorso medio-lungo di psicoterapia cognitivo-comportamentale (da 1 a 2 anni). Disturbo schizoide di personalità Le caratteristiche essenziali del Disturbo Schizoide di Personalità sono una intrinseca difficoltà nello stabilire relazioni sociali e, soprattutto, un’assenza del desiderio di stabilirle, il che lo differenzia dal disturbo evitante di personalità che invece soffre per il suo isolamento. Gli individui schizoidi appaiono indifferenti alle opportunità di stabilire o meno relazioni strette e non sembrano trarre molta soddisfazione dal far parte di una famiglia o di un altro gruppo sociale. Gli altri vengono considerati come intrusivi e poco gratificanti e le relazioni come instabili e indesiderabili.
Questi
individui sono descritti spesso come socialmente distaccati e
isolati.
Considerano se stessi come osservatori anziché partecipi del mondo
intorno a loro. Gli individui con disturbo schizoide spesso appaiono indifferenti all’approvazione o alle critiche degli altri e non sembrano interessarsi a ciò che gli altri possono pensare di loro.
Hanno
un’affettività ristretta non mostrando forti emozioni né positive né
negative. Possono avere una particolare difficoltà nell’esprimere
rabbia, anche in risposta ad una provocazione diretta, e ciò
contribuisce a dare l’impressione che manchino di emozioni. Tali
individui spesso reagiscono passivamente alle circostanze avverse e
hanno difficoltà a rispondere appropriatamente ad eventi importanti
della vita. Disturbo schizotipico di personalità Sebbene la caratteristica essenziale del Disturbo Schizotipico di Personalità sia un quadro caratterizzato da isolamento sociale e comportamento insolito e bizzarro, gli aspetti più rilevanti sono le stranezze del pensiero. Esse ruotano attorno a quattro temi: 1) sospettosità e ideazione paranoide (ad esempio, credere che gli altri complottino contro di loro); 2) idee di riferimento (cioè interpretazioni scorrette di eventi non correlati tra loro come se fossero collegati in modo significativo); 3) credenze bizzarre e pensiero magico (ad esempio possono sentire di avere il potere speciale di intuire gli eventi prima che avvengano o di leggere i pensieri degli altri); 4) esperienze percettive insolite (ad esempio, possono sentire la presenza di un’altra persona). Poiché tali pazienti, di solito, non sono capaci di utilizzare l’intera gamma di affetti e di condotte interpersonali necessarie per riuscire nelle relazioni interpersonali, sembrano interagire con gli altri in modo inappropriato, rigido o limitato. Sono spesso considerati strani o eccentrici, vestono in modo trasandato e mostrano una disattenzione per le convenzioni sociali.
Tale
comportamento socialmente inadeguato contribuisce all’isolamento
sociale. Sebbene vi possa essere una mancanza di desiderio per le relazioni (come nei pazienti con disturbo schizoide di personalità, è più probabile che l’isolamento sia la conseguenza di un’ansia sociale e di una sospettosità sulle intenzioni degli altri. Il disturbo schizotipico di personalità deve il suo nome al lieve confine che lo separa dalla schizofrenia conclamata. Queste persone, infatti, non presentano veri e propri deliri o allucinazioni, ma il loro contatto con la realtà è moderatamente compromesso e la logica del loro pensiero è quantomeno “strana” e non lineare. La terapia di questo disturbo è molto difficile. Può avvalersi, seppur in parte, dei farmaci neurolettici utilizzati per la schizofrenia e le altri sindromi psicotiche e di un sostegno psicoterapeutico a medio-lungo termine (da 1 a 2 anni), di tipo cognitivo-comportamentale. Disturbi caratterizzati da un’alta emotività: Disturbo borderline di personalità Il disturbo borderline di personalità è una entità diagnostica molto controversa. Talvolta non viene neanche riconosciuto come un disturbo specifico, ma come una classificazione in cui inserire tutti quei casi non meglio diagnosticabili in altro modo. In realtà il disturbo borderline presenta delle caratteristiche specifiche piuttosto ben riconoscibili. E' fondamentalmente un disturbo della relazione, che impedisce al soggetto di stabilire rapporti di amicizia, affetto o amore stabili nel tempo. Si tratta di persone che trascorrono delle vite in uno stato di estrema confusione ed i cui rapporti sono destinati a fallire o risultano emotivamente distruttivi per gli altri. Le persone affette da questo disturbo trascinano altri, parenti e partner in un vortice di emotività, dal quale spesso è difficile uscire, se non con l'aiuto di un esperto. Questi soggetti, infatti, sperimentano emozioni devastanti e le manifestano in modo eclatante, drammatizzano ed esagerano molti aspetti della loro vita o i loro sentimenti, proiettano le loro inadempienze sugli altri, sembrano vittime degli altri quando ne sono spesso i carnefici e si comportano in modo diverso nel giro di qualche minuto o ora. Il disturbo borderline è stato spesso associato a eventi traumatici subiti nell'infanzia, quali abusi sessuali o fisici, ma non è detto che ciò sia sempre vero. L'aspetto più evidente e preoccupante del disturbo borderline è che presenta sintomi potenzialmente dannosi per il soggetto (abbuffate, uso e abuso di sostanze, guida spericolata, sessualità promiscua, condotte antisociali, tentativi di suicidio, ecc.) e si associa a scoppi improvvisi di rabbia intensi. Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quarta edizione (APA, 1994), il disturbo borderline è caratterizzato da: Una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell'immagine di sé e dell'umore ed una marcata impulsività, comparse nella prima età adulta e presenti in vari contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi: 1) sforzi disperati di evitare un reale o immaginario abbandono; 2) un quadro di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate dall'alternanza tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione. 3) alterazione dell'identità: immagine di sé e percezione di sé marcatamente e persistentemente instabili; 4) impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto come ad esempio spendere eccessivamente, promiscuità sessuale, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate, ecc; 5) ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari, o comportamento automutilante. 6) instabilità affettiva dovuta ad una marcata reattività dell'umore (per es., episodica intensa disforia, irritabilità o ansia, che di solito durano poche ore, e soltanto raramente più di pochi giorni); 7) sentimenti cronici di vuoto; 8) rabbia immotivata e intensa o difficoltà a controllare la rabbia (per es., frequenti accessi di ira o rabbia costante, ricorrenti scontri fisici). 9) ideazione paranoide, o gravi sintomi dissociativi transitori, legati allo stress. Disturbo istrionico di personalità Il Disturbo Istrionico di Personalità è caratterizzato da un’emotività eccessiva e dalla continua ricerca di attenzione. Gli individui con disturbo istrionico, infatti, si sentono a disagio quando non sono al centro dell’attenzione. Percependo l’approvazione degli altri come unica ancora di salvezza, avvertono una pressione costante ad utilizzare l’aspetto fisico per ricercare questa attenzione. Di conseguenza, si preoccupano eccessivamente di essere fisicamente attraenti, di impressionare gli altri per il loro aspetto e spendono un’eccessiva quantità di tempo, energia e denaro per gli abiti e per le cure personali. Spesso temono l’invecchiamento e la degenerazione fisica, in quanto potrebbero far perdere loro l’unico strumento che conoscono per attirare gli altri a sé. L’aspetto e il comportamento degli individui con disturbo istrionico di personalità risultano spesso provocanti o apertamente seduttivi, al di là di quanto sia appropriato dato il contesto sociale. Si percepiscono soggetivamente come socievoli e piacevoli. In effetti, possono inizialmente affascinare le nuove conoscenze per il loro entusiasmo e la loro apertura. Quando la relazione continua, però, queste qualità tendono ad indebolirsi, poiché questi individui sono considerati come eccessivamente esigenti e bisognosi di continue attenzioni e rassicurazioni.
Nei loro
tentativi di ottenere l’accettazione e l’approvazione degli altri
possono usare approcci indiretti come la manipolazione, ma fanno
ricorso anche a coercizioni o a minacce di suicidio, se metodi più
sottili non sembrano avere successo.
Sono
individui esageratamente bisognosi di affetto e attenzioni, poiché
spesso ne sono stati deprivati in tenera età. Vivono con un costante
timore di essere abbandonati e mantenere una relazioni con
loro richiede molta pazienza e disponibilità. Disturbo narcisistico di personalità
La
caratteristica essenziale del Disturbo Narcisistico di
Personalità è un quadro di tendenza alla superiorità, necessità
di ammirazione e mancanza di sensibilità per gli altri. Si aspettano che anche gli altri riconoscano il loro status di persone speciali e, nel caso in cui questo accada, li idealizzano. Viceversa se gli altri mettono in discussione le loro qualità reagiscono con rabbia, risultando incapaci di mettersi in discussione ed accettare le critiche. Gli individui con disturbo narcisistico di personalità generalmente hanno difficoltà a riconoscere che anche gli altri hanno desideri, sentimenti e necessità. Credono che le proprie esigenze vengano prima di ogni cosa e che il loro modo di vedere le cose sia l'unico giusto universalmente, mostrando indifferenza rispetto al punto di vista degli altri e incapacità di coglierlo. Così, per esempio, gli individui con disturbo narcisistico possono pretendere di evitare di fare la fila e di essere serviti immediatamente da commessi e camerieri. In ogni caso, anche se non lo pretendono, si infastidiscono oltre modo quando si trovano a dover rispettare le attese, le regole condivise, mal tollerando di non veder soddisfatti subito i propri bisogni. Le relazioni interpersonali sono dunque tipicamente compromesse a causa di problemi derivanti dalle eccessive pretese, dalla necessità di ammirazione e dal relativo disinteresse per la sensibilità degli altri. Gli individui narcisistici, infine, sono spesso invidiosi degli altri, o credono che gli altri siano invidiosi di loro. Tendono a vedere gli altri in chiave competitiva e a lottare per stabilire e mantenere una posizione di supremazia. Molto spesso, negli alti ruoli di qualunque gerarchia (aziendale, istituzionale, ecc.), troviamo soggetti con personalità narcisistica, in quanto le loro caratteristiche sono funzionali alla competizione sul lavoro. Ottengono elevati risultati senza rendersi conto di quanto molte persone facciano le spese dei loro atteggiamenti o rimangano ferite da essi. Le relazioni interpersonali sono fallimentari. Scelgono generalmente partner deboli e sottomessi, che li ammirano e li fanno sentire importanti. Dopo un po’ di tempo, però, si annoiano, si sentono insoddisfatti e vanno alla ricerca di nuovi flirt, volti a stimolarli nuovamente, oppure tentano di trasformare il/la partner, manipolandoli a loro piacimento. Anche in amore vivono con un costante senso di competizione e il gusto che traggono dalla relazione è principalmente quello di conquista della “preda”. Vivono le relazioni sessuali con forte ansia da prestazione, il che talvolta li rende vittima di disfunzioni sessuali che per loro costituiscono una tragedia. Nei rari casi in cui entrano in relazioni con una persona “al loro livello”, che non li ammira, a cui sono loro ad attaccarsi veramente, soffrono di un’elevata ansia d’abbandono e, nel caso di una rottura, sprofondano nella depressione. Stessa sorte tocca loro nel caso in cui ottengano pesanti fallimenti sul lavoro o perdano una competizione importante. In ogni caso i narcisisti, anche quando hanno la sensazione di avere tutto ciò che desiderano (successo, amore, soldi, ecc.) si sentono costantemente insoddisfatti e attraversano fasi depressive cui non sanno dare una spiegazione. La terapia del disturbo narcisistico è molto difficile, anche per la loro totale inconsapevolezza del disturbo e dell’effetto che esso provoca negli altri. In genere arrivano ad una terapia soltanto perché si sentono depressi, ma le tradizionali terapie antidepressive non hanno efficacia. La terapia cognitiva a medio-lungo termine (da 1 a 2 anni) offre qualche possibilità di miglioramento, sebbene sia molto difficile modificare una struttura di personalità e, in questi casi, anche conquistarsi la fiducia del paziente e mantenerla elevata. Disturbo antisociale di personalità
La
caratteristica essenziale del Disturbo Antisociale di Personalità
è un quadro di comportamenti che viola i diritti degli altri e le
regole sociali principali.
La loro
visione del mondo è dunque personale piuttosto che interpersonale.
Non riescono a tenere in considerazione il punto di vista di un
altro allo stesso modo del proprio e pertanto non riescono a
mettersi nei panni di un altro. Tendono a mostrare un
comportamento irritabile e aggressivo verso gli altri e ad
essere cinici e sprezzanti nei confronti dei sentimenti e delle
sofferenze altrui. Gli individui con disturbo antisociale di personalità considerano i loro problemi come il risultato di una incapacità delle altre persone ad accettarli o del desiderio altrui di limitare la loro libertà. Gran parte dei soggetti che affollano le comunità per tossicodipendenti e le carceri sono affetti da un simile disturbo di personalità (la cosiddetta doppia diagnosi), che purtroppo ha una prognosi molto infausta, poiché la consapevolezza di malattia è generalmente assente e le possibilità di trattamento sia farmacologico che psicoterapeutico sono quasi nulle, anche perché essi non ne riconoscono la necessità. Disturbi caratterizzati da una forte ansietà Disturbo evitante di personalità Le caratteristiche essenziali del Disturbo Evitante di Personalità sono una modalità diffusa di inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza e ipersensibilità al giudizio degli altri. I pazienti con disturbo evitante hanno un forte desiderio di stabilire relazioni intime con gli altri a cui si accompagna una costante paura di essere criticati, disapprovati o rifiutati. Considerano le reazioni negative degli altri come giustificate, senza riuscire a formulare ipotesi alternative. I pazienti evitanti non hanno criteri interiori con cui giudicare se stessi in modo positivo; al contrario, confidano unicamente nella percezione dei giudizi degli altri. Interpretano il rifiuto come causato esclusivamente dalla loro inadeguatezza e questo confermerebbe la loro convinzione di non essere amabili. La prospettiva del rifiuto è talmente dolorosa e inaccettabile che preferiscono tenersi a distanza dalle persone che, avvicinandosi, potrebbero scoprire la loro reale natura (negativa). Ne consegue la tendenza ad evitare e a fuggire i rapporti con gli altri, soprattutto se essi implicano un certo coinvolgimento emotivo. L’evitamento, se da un lato allevia stati d’animo negativi legati al timore di sentirsi imbarazzato e umiliato in presenza di altri, dall’altro conduce al ritiro in una solitudine vissuta con tristezza. Il paziente evitante, infatti, soffre spesso di depressione. Una volta solo, intraprende attività che momentaneamente lo gratificano e lo proteggono dal contatto interpersonale. Tuttavia, quando prende consapevolezza che questo è il segno dell’incapacità a vivere una vita come gli altri, si deprime profondamente.
Un’emozione centrale del disturbo evitante è la vergogna: le
situazioni sociali devono essere evitate perché è lì che le loro
inadeguatezze sono esposte alla vista di tutti. I pazienti evitanti
possono agire con inibizione, avere difficoltà a parlare di sé e
trattenere sentimenti intimi per timore di esporsi, di essere
ridicolizzati o umiliati. Il disturbo evitante di personalità non ha un’ottima prognosi, ma risponde abbastanza bene alla terapia cognitivo-comportamentale a medio-lungo termine (da 1 a 2 anni). Disturbo dipendente di personalità La caratteristica essenziale degli individui con Disturbo Dipendente di Personalità è un comportamento dipendente e sottomesso finalizzato a ricercare qualcuno che li protegga e che si prenda cura di loro. Esso nasce da una considerazione di sé come fondamentalmente inadeguati e indifesi e pertanto incapaci di affrontare il mondo soltanto con le proprie forze.
Gli
individui con disturbo dipendente non sono in grado di prendere
quotidianamente delle decisioni, a meno che non abbiano un
numero eccessivo di consigli e di rassicurazioni da parte degli
altri. Lasciare agli altri la responsabilità di prendere decisioni
per la loro vita, se da un lato allevia l’ansia che ogni decisione
porta con sé, dall’altro favorisce una posizione di sottomissione
all’interno della relazione con l’altro. Li ferisce essere disapprovati, tendono ad assoggettarsi agli altri e farebbero qualsiasi cosa pur di piacere agli altri. Al fine di scongiurare l’abbandono dalle persone da cui dipendono, concordano su ciò che ritengono sbagliato piuttosto che esprimere un disaccordo. I soggetti con disturbo dipendente hanno difficoltà ad iniziare i progetti o a fare cose per proprio conto. Aspettano gli altri per iniziare poiché credono che di regola gli altri facciano meglio. Questi individui mancano di fiducia in sé stessi e tendono a sminuire alcune delle loro abilità e punti di forza. Tendono così a fidarsi ciecamente e a contare fedelmente sugli altri prevedendo che i loro sforzi saranno premiati con l’affetto e la protezione. In genere si scelgono partner con caratteri forti, talvolta narcisisti, che assumono nei loro confronti atteggiamenti dominanti e controllanti. Tale sbilanciamento relazionale, alla lunga, pur costituendo una sembianza di equilibrio, nuoce al soggetto dipendente, che sacrifica se stesso in funzione della relazione e che, paradossalmente, finisce spesso per essere scaricato/a, in quanto non sufficientemente stimolante e degno di stima agli occhi del partner. Il disturbo dipendente di personalità, se diagnosticato, beneficia di trattamenti psicoterapeutici di tipo cognitivo-comportamentale a medio-lungo termine (da 1 a 2 anni), che puntano sull’acquisizione della fiducia in sé stessi, sulla progressiva autonomia del soggetto dalle relazioni interpersonali e sulla presa di consapevolezza dei propri bisogni individuali, che spesso queste persone faticano a riconoscere e, soprattutto, ad affermare. Disturbo ossessivo – compulsivo di personalità Coloro che sono affetti dal Disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità sono molto perfezionisti e aspirano ad alti standard di prestazione, che si traducono in un’attenzione minuziosa per le regole, i dettagli, le procedure, le liste, i programmi o la forma delle frasi, tanto che possono impegnarsi in ogni dettaglio di un progetto al punto da non portarlo mai a compimento. Generalmente hanno un eccessivo attaccamento al lavoro (o allo studio) e alla produttività e tendono a trascurare le attività ludiche e le amicizie. Sono spesso molto coscienziosi, scrupolosi e inflessibili a proposito di moralità, etica o valori. Si impongono, ed impongono agli altri, principi morali rigidi e standard di prestazione molto rigorosi. Sono rigidi e testardi e possono anche essere impietosamente autocritici nei confronti dei propri errori. Talvolta sono incapaci di gettare oggetti usati o inutili, anche quando non hanno valore sentimentale. In genere sono riluttanti a delegare compiti o a lavorare con altri ed insistono in modo testardo e irragionevole perché ogni cosa venga fatta a modo loro e perché le persone si conformino al loro modo di agire, dando istruzioni molto dettagliate su come “dovrebbero” essere fatte le cose. Tendono ad essere avari e taccagni ed a mantenere un tenore di vita inferiore rispetto alla loro reale condizione economica, per essere certi di poter provvedere in caso di catastrofi future. Una caratteristica di molti ossessivi è pensare in termini di “dovrei” e “devo”. Tale stile di pensiero li induce a fare ciò che dovrebbero o devono fare per i loro rigidi standard interiorizzati invece di quello che desiderano fare o di ciò che è preferibile fare. Dal punto di vista affettivo, tali pazienti sono convinti che le proprie emozioni e i propri impulsi debbano essere controllati per non perdere la propria autostima o per non danneggiare gli altri. Di qui la tendenza a reprimere e a razionalizzare le emozioni. Risultano quindi rigidi, impostati; non si lasciano mai andare e vivono gli affetti in modo coartato. Si tratta quindi di un disturbo pervasivo, che incide sul funzionamento generale della persona, rendendola inefficiente e particolarmente rigida e noiosa, al punto da compromettere spesso la qualità delle sue relazioni sociali. Sono quelle persone eccessivamente precise, affidabili, puntuali, pignole ed ordinate che, anche nel linguaggio comune, vengono definite “ossessive”. Le persone che soffrono di un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità presentano spesso, ma non sempre, sintomi del disturbo ossessivo-compulsivo (che, nonostante il nome simile, è tutt’altra cosa), in particolare relativi al controllo, all’accumulo o all’accaparramento, all’ordine e alla simmetria. La terapia di questo disturbo ha una prognosi purtroppo infausta. Una trattamento cognitivo-comportamentale a medio-lungo termine (da 1 a 2 anni) può avere una certa efficacia, ma generalmente i risultati sono lenti e incompleti. Altri tipi di personalità I disturbi di personalità passivo-aggressivo, ciclotimico e depressivo non sono inclusi nel DSM-IV. Tuttavia, si tratta di diagnosi potenzialmente utili. Personalità passivo-aggressiva (negativista): i soggetti con questo disturbo di personalità appaiono tipicamente incapaci o passivi, ma queste condotte mirano nascostamente a evitare le responsabilità o a controllare oppure punire gli altri. Il comportamento passivo-aggressivo si rende spesso evidente attraverso la procrastinazione, l'inefficienza o attraverso lamentele non realistiche di incapacità. Spesso, queste persone accettano di eseguire compiti che non vogliono svolgere e poi compromettono il completamento degli stessi. Tale comportamento di solito serve a negare o a nascondere l'ostilità o i contrasti. Personalità ciclotimica: nelle persone con questo disturbo di personalità, un buonumore vivace si alterna a tristezza e pessimismo; tali stati d'animo durano settimane o più. Caratteristicamente, le variazioni cicliche dell'umore sono regolari e avvengono senza cause esterne giustificabili. Questo disturbo di personalità è una variante di spettro della malattia maniaco-depressiva (disturbo bipolare), ma la maggior parte dei soggetti ciclotimici non sviluppa tale disturbo. La personalità ciclotimica è considerata un temperamento, presente in molte persone creative e dotate. Personalità depressiva (masochistica): le persone con un disturbo depressivo di personalità sono sempre cupe, preoccupate e sofferenti. La loro prospettiva pessimistica compromette le iniziative e scoraggia le persone che passano molto tempo con essi. Per loro, essere contenti di se stessi è qualcosa di immeritato che genera senso di colpa. Hanno la convinzione inconscia che le sofferenze siano un segno di merito, e che siano necessarie a guadagnare l'amore o l'ammirazione degli altri.
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