Anoressia e Bulimia: come riconoscerle?


I disturbi alimentari sono uno dei problemi psicologici più diffusi nelle giovani donne. In Italia circa due milioni di ragazze soffrono di questi disturbi, e di recente si sono riscontrati esordi sempre più precoci e una diffusione anche nei maschi. L’alternanza squilibrata di periodi di rigore alimentare ad altri di abbandono sregolato trascina con sé una sensazione di caos, di sofferenza psichica profonda e di prigionia che rende difficile intravedere una via d’uscita.
L’anoressia nervosa si può riconoscere da una severa perdita di peso, spesso conseguente ad una dieta “fai-da-te”, senza che questo desti nel soggetto alcuna preoccupazione. Contemporaneamente la persona inizia ad avere un’intensa paura di perdere il controllo e di diventare grassa nonostante l’evidente sottopeso, e l’autostima comincia a legarsi indissolubilmente al valore segnalato dalla bilancia. Vi è la scomparsa del ciclo mestruale (amenorrea) per almeno tre cicli consecutivi.
La bulimia nervosa è, invece, più difficile da riconoscere poiché la persona è generalmente di peso normale; vi sono ricorrenti abbuffate in cui il soggetto ingurgita compulsivamente grandi quantità di cibo, perdendo il controllo sull’atto del mangiare. Le abbuffate vengono seguite da condotte compensatorie (vomito autoindotto, abuso di lassativi o diuretici, attività fisica eccessiva, digiuni programmati) finalizzate ad evitare l’aumento di peso. Tutto avviene segretamente, in solitudine, con disgusto, senso di colpa e vergogna e i familiari possono non venire a conoscenza di questo problema per molti anni.
In entrambe vi è la presenza di un pervasivo rimuginio su peso, cibo e forme corporee, che distoglie l’attenzione da emozioni molto intense che non si riescono ad identificare e a gestire.
E’ importante che le persone affette da anoressia e bulimia trovino da un lato uno spazio di comprensione e condivisione del problema, e dall’altro possano fruire delle cure adeguate, che consentano non solo di ripristinare una corretta alimentazione ma, soprattutto, di intervenire sul deficit di autostima, peculiare di questi disturbi. Infatti, in queste persone si possono notare con elevata frequenza una severa autosvalutazione, un’eccessiva sensibilità al giudizio altrui, l’ansia di voler tenere tutto sotto controllo, problemi relazionali e una dolorosa sensazione di vuoto.
Non è da sottovalutare l’influenza della nostra società, che costantemente ci espone al mito della magrezza come sinonimo di bellezza e trionfo, ne consegue che le persone più vulnerabili possono iniziare a controllare il proprio peso nel tentativo di soddisfare aspettative irreali di perfezione, successo e realizzazione personale.
Anoressia e bulimia possono rappresentare, in alcuni casi, una soluzione maladattiva per raggiungere l’autonomia, in un nucleo familiare che considera l’indipendenza come una minaccia all’unità della famiglia; oppure possono diventare un diversivo messo in atto per evitare conflitti maggiori all’interno della famiglia.
Considerata la complessità delle caratteristiche cliniche di questi disturbi, il trattamento dovrebbe essere effettuato da un’équipe multidisciplinare composta da psicologi – psicoterapeuti, nutrizionisti e psichiatri.
La psicoterapia ha dimostrato di essere un percorso di cura indispensabile per le persone affette da disordini alimentari. Essa incoraggia a ridimensionare l’eccessiva importanza attribuita al peso e all’immagine corporea, a riconoscere e a gestire le proprie emozioni, a rispettare e a valorizzare la propria individualità, raggiungendo una più serena accettazione del proprio corpo, e più in generale, di se stesse.

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