Le emozioni: come regolarle per non lasciarsi sopraffare

Le emozioni colorano costantemente la nostra vita. Pensiamo all’ansia, alla gioia, alla tristezza, alla rabbia, alla vergogna e alla colpa. Tutti noi le proviamo quotidianamente e senza di esse la nostra esistenza risulterebbe scialba e noiosa. Tuttavia, a ciascuno di noi può capitare di “star male” emotivamente e di non riuscire, in quei momenti, a riconoscere e ad esprimere adeguatamente la propria sofferenza, e così essa si prolunga e può diventare fonte di disagio o di disadattamento. L’abuso di alcolici o di stupefacenti, l’alimentarsi in modo incongruo sono solo alcuni esempi della tendenza a “soffocare” le proprie emozioni. La psicologia, infatti, insegna che di fronte a situazioni emotive percepite come intollerabili o ingestibili, il ricorso all’eccesso di cibo, di alcool o di fumo rappresentano le soluzioni più immediate, anche se meno risolutive, in quanto le motivazioni nascoste del proprio disagio sono solo tacitate dall’abuso di tali sostanze. Altre volte la repressione emotiva è spesso causa di malattia, perché è proprio l’emozione trattenuta, che comporta una condizione di continua tensione e allarme (stress), che può sfociare facilmente in un malessere psicosomatico. Gastrite, colite, ulcera, aritmie, ipertensione e molte altre ancora sono le malattie che vengono oggi riconosciute come causate o aggravate da fattori emozionali. La comprensione del valore adattivo che le emozioni assumono nella nostra vita può dare un’idea di quanto sia importante ascoltarle e regolarle in modo appropriato. La funzione originaria delle emozioni è di comunicare agli altri e a noi stessi il nostro stato interiore. Essa nasce dal rapporto con l’esterno, è la componente principale della nostra reazione agli stimoli ambientali, siano essi provenienti da oggetti, persone o situazioni. Oltre alla loro funzione originaria, le emozioni organizzano e motivano il nostro comportamento, portandoci ad agire in tempi rapidissimi nelle situazioni importanti. Infatti, a volte, funzionano da segnale di allarme, fornendoci informazioni sulla situazione che stiamo vivendo (esempio: di fronte alla percezione di un pericolo l’attivazione dell’emozione della paura ci porta a fuggire in modo automatico). La capacità di captare velocemente se ciò che ci sta accadendo intorno sia positivo o negativo per noi, è indubbiamente una facoltà indispensabile per la sopravvivenza. Il modo migliore per affrontare le emozioni, anche le più sgradevoli, è quello di osservarle e descriverle esattamente e semplicemente come sono, prenderne atto, facendo un metaforico passo indietro. Raggiungere questo grado di consapevolezza è utile perché permette di prendere le distanze dall’emozione che si sta provando, riuscendo così a pensare e a decidere qual è la soluzione migliore in base alla situazione presente. Una volta percepite e riconosciute, occorre “lasciarle andare”, senza bloccarle o sopprimerle, ma aprendo se stessi al flusso delle emozioni e cercando, per quanto possibile, di accettarle come parte integrante e preziosa della propria vita psichica. E’ quindi necessario che venga riconosciuta l’utilità dell’emozione come segnale in grado di orientare il comportamento e le decisioni. Infine, ciò che proviamo va espresso in modo assertivo, ovvero onesto, aperto e diretto, nel rispetto di sé e degli altri. Sono inoltre aspetti importanti di una vita emotiva equilibrata, la capacità di riconoscere e sintonizzarsi sulle emozioni degli altri, di mettersi, per così dire, “nei loro panni”. Questa importante competenza viene definita “empatia” ed è alla base di relazioni più sane e autentiche. Valorizzare il nostro mondo emotivo nelle sue diverse sfumature diventa, allora, la strada maestra per aumentare la consapevolezza su se stessi e sugli altri e per vivere una vita più consona ai propri desideri e bisogni più profondi, di cui le emozioni sono senz’altro la spia.

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