TERREMOTO IN
ABRUZZO: IL TRAUMA DEI SOPRAVVISSUTI
Gli psicologi italiani, ed in particolare
gli esperti in psicologia delle emergenze, si sono mobilitati per
organizzare i soccorsi ai traumatizzati psichici dell’Abruzzo. Il
Presidente dell’Ordine dell’Abruzzo, dott. Giuseppe Bontempo afferma “Ci
risolleveremo anche questa volta” che denota lo spirito combattivo e
risoluto della popolazione abruzzese. Ma come si può affrontare
l’immenso e indescrivibile dolore, il panico, la disperazione di questa
gente, che in un modo così atroce ed imprevedibile ha visto svanire
tutto ciò che aveva di più caro? La morte di una persona amata così come
l’aver perduto ogni cosa rappresenta l’esperienza più dolorosa vissuta
dagli esseri umani, evento capace di modificare i nostri orizzonti
psicologici, dato che niente potrà più essere come prima. Intensa paura,
impotenza, orrore, shock sono solo alcune delle reazioni acute riportate
dai sopravvissuti a questa tragedia. Queste risposte sono, infatti, tra
le più comuni ad un evento critico abnorme dove la vita viene messa a
rischio sia per se stesso che per i propri cari.
La maggior parte delle persone, anche se esposte ad eventi traumatici,
subisce solo delle reazioni emotive transitorie, che, seppur dolorose,
raramente si trasformano in un Disturbo Post Traumatico da Stress, di
più lunga durata e di più complicata risoluzione. Questo disturbo si
sviluppa in una minoranza dei sopravvissuti e rappresenta l’incapacità
di integrare l’esperienza traumatica con la visione che la persona ha si
sé e del mondo. Questo disturbo è connotato da difficoltà a dormire,
incubi, immagini e pensieri drammatici di tipo “intrusivo” che si
insinuano nella mente quando meno ce lo aspettiamo, nei sogni,
provocando improvvisi risvegli, ma anche da svegli mentre si svolgono le
normali attività quotidiane. In alcuni casi si può avere l’attuazione
anche involontaria di dinamiche di “evitamento”, per cui si cerca di
evitare ad ogni costo luoghi o eventi che ci ricordino il trauma. E’
evidente che una reazione di lutto conseguente a eventi così
apocalittici ha modi e tempi “naturali” di evoluzione, con fasi di
esperienza di angoscia, disperazione e risoluzione che possono variare
da soggetto a soggetto e che rappresentano tappe inevitabili di un
processo che è insensato cercare di accelerare o comprimere. In questi
momenti è importante che i sopravvissuti sentano di non essere soli e
abbandonati, che c’è qualcuno che si occupa di loro, una possibilità
reale di ricevere aiuto e una possibilità di ricostruzione. Sapere di
poter contare su una rete di accoglienza e di solidarietà è tutto ciò
che rimane a queste persone. Oltre al ben noto dramma esplicitato dagli
adulti esiste un dramma ancora maggiore che non può essere verbalizzato,
perché è il dramma dei più piccini.
I genitori rappresentano la principale fonte di amore, protezione e
sicurezza, sono loro che provvedono al benessere del bambino sia fisico
che mentale. Per questa ragione il dolore causato dalla morte del
genitore è un evento emotivamente centrale che ha ripercussioni su ogni
aspetto del funzionamento del bambino. E’ necessario prestare attenzione
ad ogni cambiamento significativo nelle abitudini relative al sonno,
alla nutrizione, concentrazione, bruschi cambiamenti d’umore o frequenti
disturbi fisici senza che ci sia un’apparente malattia in corso, e
intervenire subito per prevenire le conseguenze a breve e a lungo
termine della perdita di certezze e di punti di riferimento.
Fortunatamente i bambini sono capaci di mobilitare le loro risorse
interiori per fronteggiare situazioni stressanti, attraverso il sostegno
e l’incoraggiamento di adulti fidati che possano mitigare l’impatto del
trauma sullo sviluppo della personalità. E’ fondamentale che gli adulti
dedichino ai bambini tempo ed attenzione, raccontino storie, giochino
con loro, li rassicurino e li ascoltino. Un intervento psicologico
rapido e tempestivo diviene indispensabile per evitare che l’ansia e la
paura restino “incistate” nel profondo, per prevenire gravi forme di
psicopatologia legate al trauma, per riorganizzarsi e recuperare
l’accesso alle proprie risorse personali, la fiducia e la speranza.
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