IL BAMBINO A SCUOLA: QUALI PROBLEMI?
I bambini trascorrono più di un terzo del loro tempo in classe, dove
parlano, imparano, entrano in relazione con adulti e compagni, sono
portati a dar prova di sé in mille circostanze diverse. Di conseguenza,
quasi tutti i disordini dello sviluppo finiscono col manifestarsi anche,
in un modo o nell’altro, a scuola. Mi riferisco, in particolare, a quei
bambini che, sfortunatamente, non riescono a stare al passo con i
compagni, che rimangono indietro in molte attività di classe, e che, per
questo motivo, possono apparire “diversi”.
Naturalmente, ci sono disturbi che hanno una rilevanza molto maggiore di
altri nella loro ricaduta sull’ambiente scolastico. Tra i casi più gravi
possiamo trovare i bambini con Ritardo Mentale, che, quindi, riportano
un funzionamento intellettivo significativamente al di sotto della
media, oppure quelli che presentano un Disturbo Pervasivo dello
Sviluppo, come per esempio l’Autismo, sindrome caratterizzata da una
seria compromissione dell’interazione sociale e della comunicazione.
Molto meno drammatica è, invece, la situazione di quegli alunni,
perlopiù normodotati intellettivamente e con adeguate capacità
relazionali, che possono, tuttavia, incontrare difficoltà specifiche in
uno o più settori dell’apprendimento, come la lettura, la scrittura e il
calcolo. La lettura, per esempio, può essere connotata da diverse
anomalie, tra cui inversioni, sostituzioni o omissioni di lettere e può
risultare caratterizzata da lentezza ed errori di comprensione. Se in
passato, queste manifestazioni venivano considerate espressioni di
scarsa intelligenza o pigrizia, oggi vanno sotto il nome di “Dislessia”,
e necessitano di un’attenzione particolare, sia nella riabilitazione,
sia, più in generale, nel sostegno psicologico, poiché la catena di
insuccessi a cui va incontro il bambino dislessico finisce col
compromettere l’immagine di sé e l’autostima.
Situazioni di insuccesso scolastico possono riguardare anche bambini con
un evidente livello di disattenzione, iperattività motoria e
impulsività, comportamenti che si traducono, all’interno della classe,
in un mancato rispetto delle regole: il bambino si alza continuamente
dal posto, dà fastidio ai compagni, non riesce a svolgere i compiti
assegnati.
Ma le difficoltà intellettive, di apprendimento e di attenzione non sono
le uniche che possiamo trovare a scuola. Ci sono anche tutti quei
problemi affettivi o della sfera emozionale che producono altrettanta
sofferenza e isolamento. Per esempio: l’alunno con Fobia Scolare, in cui
il livello di ansia e di paura ad andare a scuola, a volte espresse
attraverso un’ampia costellazione di sintomi somatici, sono tali da
compromettere una regolare frequenza scolastica.
L’integrazione e l’accettazione dell’alunno, al di là delle sue
specifiche difficoltà, possono aiutare a ridimensionare la percezione di
inadeguatezza, la condizione di diversità e l’esperienza di solitudine
che accomuna spesso questi bambini e le loro famiglie.
Anche quando il problema è particolarmente severo, è possibile
preservare il diritto ad apprendere, grazie all’opportunità di
realizzare una didattica differenziata e individualizzata (insegnanti di
sostegno, supporti tecnologici, logopedia...), che consente al bambino
di sviluppare un maggiore livello di autonomia nello studio; prezioso
risulta l’intervento psicoterapeutico, con un setting e una relazione
terapeutica individuale, entro i quali calare alcune procedure cognitive
e comportamentali riconosciute ormai come efficaci. E, a volte, sono
possibili straordinari recuperi.
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