IL NATALE DIVERSO 

Quel senso di solitudine a Natale…

Si avvicina il Natale e questa ricorrenza evoca da subito immagini di preparativi, di decorazioni, di allestimenti, un clima di calore e di vicinanza familiare e amicale. Ma non per tutti è così. 

Cosa può succedere?

Con l’avvicinarsi del Natale si possono acuire alcuni stati d’animo negativi come la tristezza e un senso di vuoto e solitudine, a causa dello stridente contrasto tra l’immagine idilliaca e conviviale che viene proposta e la solitudine che, di fatto, viene sperimentata. Alcuni, infatti, non  hanno una famiglia con cui condividere il calore emanato da questa festività; altri ne hanno una, ma solo dal punto di vista anagrafico, non affettivo e, quindi, si ritrovano comunque soli. Per altri la commercializzazione di quest’evento fa porre più attenzione agli acquisti che non al vero significato del Natale e lo scambio di regali non diviene altro che un modo di placare le ansie indotte dalla pressione mediatica e consumistica; a volte si prova un vero e proprio “stress da Natale”!

Bisogna anche aggiungere che le festività Natalizie sono foriere di inevitabili considerazioni su se stessi, sull’anno che è passato, sui nostri risultati lavorativi, sulle proprie relazioni intime. Questi “bilanci di fine anno”, non sempre corrispondenti alle aspettative, possono causare emozioni negative, ma fortunatamente, il più delle volte, sono limitati al periodo Natalizio e tendono a scomparire con il riprendere della routine quotidiana.

La “tristezza Natalizia” è solo un inutile fardello fastidioso di cui doverci sbarazzare a tutti i costi?

Assolutamente no! Tutte le emozioni negative sperimentate durante la pausa Natalizia devono essere accolte, accettate, comprese e manifestate; non vanno negate o camuffate con sentimenti  positivi. Al contrario, dobbiamo saper cogliere il valore positivo insito nella tristezza, emozione molto preziosa, perché aiuta la persona a riflettere su di sé, a rielaborare gli insuccessi avuti, a ripensare ai propri scopi di vita, ad individuare nuovi obiettivi da raggiungere e le risorse necessarie. In definitiva, ci aiuta a chiudere con l’anno passato e a prepararci a quello che verrà, con uno spirito del tutto nuovo e con delle aspettative del tutto nuove.

Babbo Natale: sì o no?

Non è forse diseducativo far credere ai bambini che Babbo Natale esiste davvero? Non sarebbe meglio dire subito la verità senza creare false illusioni?

Non solo non è diseducativo far credere ai bambini l’esistenza di Babbo Natale, ma anzi, è meglio lasciar vivere quest’illusione per tutto il tempo possibile.  Il funzionamento cognitivo infantile fino ai 7 – 8 anni di età è contraddistinto da una forma mentale definita “pensiero magico o animistico”. Questa forma mentale è contrassegnata dall’esercizio della creatività, dall’attività immaginativa e  dalla fantasia, che consentono al bambino di dare vita a cose inanimate (come per esempio ai sassi) e pure a figure inesistenti come, appunto, a Babbo Natale. Il bambino, poi,  ha un forte bisogno del mondo narrato delle favole; esse rappresentano una sorta di “palestra emotiva” in cui sperimentare le emozioni e, quindi, imparare a conoscerle e ad esprimerle.

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